Non senza aver prima invitato lettori e amici di Facebook all’acquisto e alla lettura dell’ ultima fatica letteraria dal titolo “Te lo dice papà” dell’amico Nico Como, noto imprenditore del calcio giovanile, nonché giornalista sportivo e attualmente team manager dell’USD Corato Calcio, (libro presentato sabato scorso presso il centro sportivo San Gerardo alla presenza di un folto pubblico), sin da ora ne annuncio il seguito a puntate con il titolo “Te lo dice papà e anche un po’ la mamma, atto secondo: la vendetta”; lavoro questo che porterò a compimento nelle prossime settimane con la finalità di recuperare la stima dei miei figli, che, ahimè, non mi perdonano di essere stato sul versante sportivo un padre assente.Assente non per non aver presenziato alle loro gare, ma per non aver inciuciato con i loro mister e i loro presidenti per farli giocare in prima squadra. Per i pochi che non lo hanno ancora letto, preciso che il libro di Nico non parla solo di calcio locale o nazionale, ma verte, fra l’altro, proprio su questo malcostume di tanti papà, che si spendono per far sì che i loro pargoli siano il più possibile valorizzati anche quando non valgono una cippa, facendo pressioni sui mister e sui presidenti delle società, affinché i mocciosetti non scaldino le panchine; il mio lavoro, al contrario, verterà sulle pressioni che, a loro volta, i presidenti sottopongono i loro mister, allorché desiderano ” privilegiare” i figli di un Dio superiore, in quanto portatori di interessi superiori. Questi ragazzotti, infatti, si avvantaggiano delle sponsorizzazioni dei loro genitori o delle amicizie di politici, o delle intercessioni degli amici degli amici pur non essendo meritevoli di scendere in campo se non per raccattare i palloni a fine allenamento.Chiaramente tutto ciò a detrimento dei figli di un Dio minore lasciati a scaldare le panchine e utilizzati come birilli per allenare gli unti dal Signore.Eppure quando anni fa esortavo i miei figli a completare la loro formazione con la pratica sportiva indirizzandoli verso il calcio ripetevo loro che lo sport di per se è autentico e privo di trucchi a differenza di tante altre attività umane, che spesso soggiacciono alle leggi dei poteri forti. Aggiungevo che una prova ad un concorso pubblico può essere agevolmente falsificata, ma una prestazione sportiva, essendo valutata da tutti, non può che essere al di sopra di ogni sospetto: in poche parole va avanti il più bravo. E, invece, non è così, anzi.La società di Nico Como è fra le poche dove il merito viene premiato, ma una rondine non fa primavera.Non fa primavera, perché anche quando un ragazzo di valore dovesse superare la prima fase, quella delle scuole calcio, accade che nella seconda, quando si affaccia alle medie, grandi società, rischia 11 volte su 10 di impantanarsi nelle sabbie mobili dei procuratori o dei direttori sportivi delle stesse società, che sottobanco chiedono compensi economici di ingresso al papà per il sol fatto di aggregare il ragazzo alla squadra.Fine della prima puntata.
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