I VACCINI DI MARZO

Il carretto passava e quell’uomo gridava vaccini.
Al ventuno del mese i nostri erano già finiti
Io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
Il piu’ bello era nero coi fiori non ancora appassiti
All’uscita dalla dad i ragazzi vendevano i libri
Io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
Poi, sconfitto, tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
E alla sera al telefono il medico mi chiedeva perché non parli
Che anno è, che giorno è?
Questo è il tempo del COVID da vivere con te
Le mie mani come vedi non tremano più
E ho nell’anima
In fondo all’anima cieli immensi
E immenso amore
E poi ancora, ancora amore, amor per te

Battisti, Mogol

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