MA NATALE ARRIVERÀ A CORATO?

Diciamo la verità, anche queste festività natalizie saranno velate. Sarà difficile vedere distinta e luminosa la Stella cometa. Quest’anno la metafora della speranza che si avvera sarà piuttosto indecifrabile. Quest’anno la plurimillenaria ricorrenza dell’Avvento nella storia del Signore, Figlio dell’uomo, sarà celebrata in tono minore.
Sullo sfondo ancora la pandemia, gli attriti tra le grandi potenze, il rischio di scontri armati tra russi e ucraini, le migrazioni di centinaia di migliaia di disperati da sud e da oriente verso l’Occidente opulento, la tecnologia che pervade la vita e spesso la disumanizza, la finanza che fagocita l’economia e rende servile il lavoro, le istituzioni che hanno capovolto la libertà e i diritti fondamentali. Sullo sfondo planetario e nazionale tutto questo ed altro ancora.
Nonostante ciò sarà ancora Natale. Sarà ancora Natale, nonostante le famiglie si siano assottigliate o addirittura evaporate. Sarà ancora Natale nonostante il presepe abbia ceduto il primato all’albero di plastica di Amazon con le luci dei cinesi. Sarà ancora Natale nonostante al calore della casa i più gradiranno i colori e le luci delle piazze. Sarà ancora Natale perché in fondo nel mese più freddo e buio dell’anno tutti vogliamo sentire il calore e vedere la luce della vita.
Così, credenti o meno, non possiamo non “santificare” il Natale. Ovunque bisogna farlo, non solo nelle chiese che sempre meno vengono frequentate. Bisogna, fuor di metafora, santificare la Luce della speranza nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali e soprattutto nelle strade e nelle piazze dove per necessità o gioia di vivere ci incontriamo.
Addobbare la città non è quindi un lusso, un favore al commercio, una operazione economica, una mossa politica, una esibizione di rituale vanità, una stanca ripetizione di ormai vuote credenze di fede ma è semplicemente il modo della comunità di dire sì alla vita. Un sì alla vita che da millenni esprimiamo attraverso la “dolce fede” nel Bambinello che nasce per salvare l’uomo e il mondo.
Forse il Natale “non si usa più come prima”, ma nella storia della umanità non c’è stato mai niente di così universale, rivoluzionario e popolare come la festa del Natale. Festa di Luce. Festa di Speranza.
Per tutte queste ragioni chi guida una comunità dovrebbe tenere in massima considerazione le festività natalizie. Dovrebbe predisporre i luoghi comuni, le piazze, le strade ad accogliere con le luci, i colori, i simboli e le opere d’arte la festa di Natale. E tale festività dovrebbe essere, senza tema di fraintendimento, compito altamente politico, oltre che di competenza religiosa.
Strano che chi ha pensato di investire tutto in una “rivoluzione gentile” per Corato non abbia messo al primo posto del cambiamento una rivalutazione, una “magnificazione” delle festività natalizie. Ed è ancora più strano che si considerino strani il disappunto, il risentimento e la protesta di tanti concittadini che sono praticamente costretti a cercarsi il Natale fuori paese, oltre che fuori casa.
A Corato forse bisogna velocemente ripensare al Natale della comunità. E, ancora più rapidamente, mettersi all’opera e far mettere all’opera. Natale non aspetta. Ogni anno ricorre a dicembre. Esattamente giorno 25.

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