Inno al matrimonio in vista della giornata della donna.

In questi mesi il Covid ha sconvolto la vita di tanti, ma ne ha, inconsapevolmente, salvaguardate altre. Nell’anno trascorso si e’ praticamente azzerato il numero dei matrimoni celebrati. Cio’ ha rappresentato la disfatta per tante sale ricevimento e per tutto il business legato a questo antico rito, che dovrebbe, secondo il comune sentire, rendere regolari i rapporti di coppia e, addirittura, coronare solennemente una storia d’ amore. Da sempre ho avvertito una sorta di idiosincrasia per questo evento, a mio avviso, nefasto per chi ne e’ protagonista, e per chi, senza colpa, e’ invitato a parteciparvi. Infatti, in questi casi accade che, di punto in bianco in un venerdì 17, vieni ” attinto” da un pezzo di carta, “Lucia e Fabio Sposi”, che ti induce a pensare che forse sarebbe stato meglio l’avviso di una cartella esattoriale. Inoltre, non essendo io un sadico, ho sempre cercato di non essere testimone dell’ esecuzione sommaria di un mio simile posto davanti al plotone composto da mamma, papa’, parenti e amici tutti di lei, la dolce sposa, unica, assieme a sua mamma, ad essere in estasi.
Nondimeno ancor di più insopportabile e’ la figura del celebrante con le sembianze del boia, che, dopo la fatidica sillaba”Si’, assiste alla lama della ghigliottina, che fa cadere la tua testa nel sacco.
Da quel momento per te sara’ più facile liberarsi di un socio o di un’ affiliazione alla camorra, che non di questo essere “addobbato” di bianco e che da adesso chiamerai ” moglie”.
Infine: nel corso degli anni ho capito perche’ i sacerdoti, ovvero i boia, di cui sopra, disdegnano questa associazione di stampo matrimoniale. Essi, attraverso il sacramento della confessione, ne conoscono le miserie e, pertanto, con inconsistenti impedimenti di diritto canonico rigettano la possibilita’ di parteciparvi.
Furbi questi preti!

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8 Marzo

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